Comunicato stampa Revoca dello sciopero del 6 marzo

Data pubblicazione: Feb 26, 2020 7:48:12 AM

Il 6 marzo 2020 avrebbe dovuto svolgersi lo sciopero incentrato sui temi del precariato e del rinnovo del CCNL. A causa dell'emergenza sanitaria l'iniziativa è stata revocata, tuttavia la mobilitazione delle organizzazioni sindacali scolastiche rimane attiva a tutti i livelli per i motivi che ci preme comunque di rivendicare, con l'auspicio che la Ministra stessa colga l'occasione, con analogo senso di responsabilità, per riaprire un tavolo di confronto al fine di risolvere le questioni che confliggono con le nostre richieste.

L’emergenza precari nella scuola ha assunto termini e dimensioni di una vera e propria patologia del sistema e va contrastata con decisione. L'intesa trovata a suo tempo tra sindacati e governo per l'avvio di un PAS che consentisse la successiva immissione in ruolo dei docenti è stata di fatto disattesa e ad oggi abbiamo sul tavolo un altro dispositivo di reclutamento, il concorso straordinario, approvato con Legge dello Stato. A questo proposito riteniamo che il bando di questo concorso debba contenere, nelle tabelle di valutazione dei titoli, tutti quegli accorgimenti e correttivi per valorizzare il più possibile il servizio prestato, minimizzando la componente aleatoria della selezione tramite il solo test a risposte multiple.

Rileviamo, inoltre, la grave esclusione dalla bozza di Bando del Concorso straordinario degli aspiranti con servizio nella scuola paritaria, che ad oggi non hanno nessun'altra occasione di abilitarsi, non permettendo loro la stabilizzazione/assunzione e rischiando in alcuni casi anche il posto di lavoro.

A beneficio della qualità e della professionalità di tutto il sistema di istruzione, pubblico e paritario, ribadiamo che il personale debba essere reclutato attraverso qualificati percorsi abilitanti e non già con soluzioni improvvisate, volte solo a tamponare e non a risolvere il problema.

All'emergenza precari si aggiungono il rinnovo del CCNL e l’incremento degli investimenti per l'istruzione. Finora, da parte di tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, non abbiamo visto un solo provvedimento che abbia messo nero su bianco un piano di risorse consistenti per far uscire l’istruzione e la formazione dallo stato di abbandono in cui si trovano, contrastando la precarizzazione del lavoro e garantendo retribuzioni adeguate agli insegnanti.

Invece, leggiamo ancora una volta che la Ministra Azzolina indica nel taglio del cuneo fiscale e nei fondi stanziati per il rinnovo del Ccnl le condizioni per riconoscere un aumento di 100 euro mensili netti al personale della scuola.

Non è così. Ad oggi, queste condizioni non ci sono affatto.

Il taglio del cuneo fiscale è una misura di equità sociale che riguarda la generalità dei lavoratori: nel caso specifico della scuola, peraltro, non tutti potranno beneficiarne.

Il Contratto ha un altro scopo: è finalizzato, da un lato, a recuperare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, dall’altro a riconoscere l’impegno professionale di tutti i dipendenti. Sommare impropriamente i benefici del taglio del cuneo fiscale agli aumenti del Ccnl significa giocare con la realtà dei fatti.

Il punto è che finora i fondi stanziati per gli aumenti contrattuali nel triennio 2019/2021 comportano un aumento di 80 euro medi mensili lordi, elemento perequativo compreso. Come si può sostenere che si tratti di aumenti dignitosi per una categoria su cui grava la responsabilità di formare le future generazioni, che tutti riconoscono di importanza fondamentale per il futuro del Paese, ma che continua ad essere schiacciata e pervicacemente tenuta, sul piano stipendiale, a livello di un lavoro impiegatizio?

La scuola, dopo il piano che accompagnò alla fine degli anni novanta il varo dell’autonomia scolastica, ha dovuto registrare soprattutto tagli, pseudo riforme, blocchi dei Ccnl, aumento delle pastoie burocratiche. Basti ricordare che in quegli anni i finanziamenti per i piani dell’offerta formativa erano di circa 196 milioni di euro mentre oggi si sono ridotti a 30 milioni.

L’attuale Presidente del Consiglio il 24 aprile 2019 in un testo con noi sottoscritto si è impegnato a stanziare risorse per avvicinare gli stipendi del personale scolastico a quelli della media europea. Una seria cultura di Governo imporrebbe che chi assume l’incarico di Ministro dell’Istruzione si senta investito del dovere di attuare le Leggi del Parlamento e onorare gli impegni istituzionali presi dal Presidente del Consiglio.

Da qui parte la nostra piattaforma rivendicativa: 16 miliardi di investimenti in più anni (ovvero il punto di Pil che separa l'Italia dall’Europa negli investimenti per i docenti) per dire basta al lavoro precario, per superare il divario tra organico di diritto e situazioni di fatto, per aumentare il tempo scuola, per rinnovare il contratto con aumenti che vadano ben oltre i 100 euro mensili.

Aosta, 25 febbraio 2020