La FLC CGIL verso il congresso
La Cgil si avvia verso il XIX Congresso Nazionale, in questo percorso tutte le categorie sono chiamate a Congresso, compresa la FLC CGIL VDA che svolgerà il proprio, sabato 3 dicembre.
Come categoria inizieremo con le assemblee di tutte le iscritte e tutti gli iscritti in tutte le scuole pubbliche, paritarie e enti di formazione a partire dal mese di novembre. Svolgeremo un primo momento unitario con le altre sigle sindacali e un secondo momento dedicato solo alla FLC CGIL in cui voteremo i documenti congressuali e i delegati all’assemblea.
I documenti sono due: Il lavoro crea il futuro e Le radici del sindacato. Senza lotte non c’è futuro. Presentiamo, in questo un numero, un breve estratto, relativo al mondo dell’istruzione, di entrambi i documenti, che, nella loro interezza, verranno presentati in sede di assemblea.
Il Lavoro crea il futuro
“La conoscenza diffusa dai primi mesi di vita al più alto grado possibile costituisce il più potente mezzo di emancipazione della persona e di sviluppo delle relazioni sociali. Da ciò deriva la necessità di un maggior investimento pubblico in istruzione innalzando l’attuale livello di almenol’1% di Pil in scuola, università, ricerca e istituti di alta formazione, al fine di portare il nostro paese in linea con la media di spesa europea. Il diritto sociale all’istruzione deve essere garantito in maniera uniforme in tutto il territorio nazionale. Inoltre è necessario:
determinare i livelli essenziali delle prestazioni;
rendere gratuiti gli asili nido, rendere obbligatoria la scuola dell’infanzia;
estendere il tempo pieno nella scuola primaria e il tempo prolungato nella scuola secondaria;
elevare l’obbligo scolastico a 18 anni e cancellare la sperimentazione dei percorsi quadriennali nella secondaria di II grado;
stabilizzare il personale precario;
costituire le classi con non più di 20 alunni e scuole con non più di 900 alunni;
potenziare l’autonomia scolastica che va salvaguardata e sviluppata;
garantire in tutto il Paese lo sviluppo del sistema nazionale universitario superando l’attuale logica competitiva fra atenei, e sostenere il libero accesso alla formazione superiore e il diritto allo studio anche con la drastica riduzione delle tasse di frequenza;
garantire lo sviluppo del sistema pubblico della ricerca, riconducendo nel suo perimetro tutti gli enti e istituti del settore, aumentando, in particolare, l’intervento statale diretto nella ricerca di base e applicata.”
Le radici del sindacato. Senza lotte non c’è futuro
“L’istruzione e la ricerca devono essere pubbliche e indipendenti dagli interessi delle imprese. Una lunga stagione di controriforme ha indebolito la scuola e l’università, smontando le conquiste ottenute con le lotte degli anni 70. È stato imposto un modello di mercato basato su autonomia degli Istituti, sistemi centralizzati di valutazione (premi sulle performances), flessibilizzazione dei titoli e dei programmi di studio, che aumenta le disuguaglianze e burocratizza la professione insegnante. Le riforme Gelmini e i tagli hanno aumentato a dismisura il precariato, privato l’università del 20% di risorse, personale e offerta formativa e mutilato la scuola con il sovraffollamento, l'insegnante unico, la riduzione del tempo pieno.
La “Buonascuola” ha innescato un grande movimento di lotta, che ha ottenuto di smontare i bonus e la chiamata diretta, senza purtroppo riuscire a incidere su altri elementi (alternanza scuola lavoro, zero-sei, logica delle competenze, INVALSI, penetrazione dei privati, ecc). Gli asili nido coprono oggi solo un quarto dei posti necessari, soprattutto al Nord e nelle città, la metà in strutture private e tutti con rette significative. La Buona Scuola e il Dlgs 65/2017 hanno costruito un sistema zero-sei in cui strutture e personale non sono pubblico e non sono scuola: al contrario si è permesso di fare scuola al di fuori del suo perimetro. Il diritto di bambini e bambine al gioco, alla socialità, all’accompagnamento deve essere invece universale ed esigibile, in strutture pubbliche e gratuite su tutto il territorio, con un piano straordinario di assunzioni e un adeguato riconoscimento contrattuale. La gestione Conte e Draghi della pandemia è stata un disastro. La scuola non è stata messa in sicurezza (personale, spazi, areazione, ffp2, trasporti), alimentando confusione, chiusure e la DAD (didattica a distanza). Sono cresciute diseguaglianze, interruzioni formative, un diffuso disagio psicologico e sociale. È aumentato il carico di lavoro di tutto il personale. Nell’università questa gestione della pandemia ha approfondito l’autonomia (anche rivedendo la legge 240/2010), diversificato modalità didattiche, delineato un modello segmentato non solo tra Atenei, ma, al loro interno, tra collegi d’eccellenza, frequenza in presenza e online. Il PNRR e la legge di bilancio 2022 hanno introdotto risorse (significative per università e ricerca), ma queste sono usate per dividere con rinnovi contrattuali diversi tra loro, aprire spazi ai privati, aumentare il precariato e soprattutto radicalizzare le politiche competitive di sistema. Nella scuola di infanzia, proseguendo le ambiguità del ciclo zero-sei, si rischia di privilegiare le strutture paritarie e private, che oggi coprono un terzo degli iscritti, anche per le disposizioni del DPR 89/2000. Nella scuola, si centralizza la formazione e si impone un salario premiale basato sulle performances attaccando la libertà di insegnamento. Nell’università, si privilegiano le fondazioni e si rilancia la flessibilità formativa (revisione del decreto 270/04). La ricerca in questi anni è stata destrutturata in diversi Enti e realtà, favorendo lo sviluppo di fondazioni, che squalificano il lavoro e stravolgono il perimetro del sistema pubblico. Si è così piegata la ricerca alle esigenze delle imprese, concentrando le risorse sul trasferimento tecnologico. Deve essere invece ridata centralità al pubblico alla libera ricerca di base, evitando la subordinazione di questo settore a multinazionali e logiche di profitto. La Cgil, in rapporto con il movimento studentesco e Fridays For Future (FFF), deve opporsi a queste politiche liberiste e antisindacali, sviluppando con determinazione, continuità e perseveranza, un movimento per l’unità di scuola e università, contro ogni autonomia differenziata, per un loro profilo pubblico, democratico e di massa, contro ogni logica di impresa e per rilanciare stabilità, salari e diritti di tutto il personale. Bisogna sviluppare in tutti i territori la scuola d’infanzia pubblica e obbligatoria, il vero tempo pieno e quello prolungato. Si deve portare l’obbligo a 18 anni, in un ciclo superiore quinquennale unitario (con diversi indirizzi) e eliminare il sovraffollamento delle classi (20 alunni massimo). Si devono coprire tutti i posti con insegnanti di ruolo; si deve difendere la libertà di insegnamento, abrogare la parte scuola del DL 36 e la riforma Renzi, battersi contro qualunque differenziazione salariale sul “merito” e contro l’ingresso del privato anche con i “patti territoriali. Si deve rendere accessibile l’università, eliminando le tasse di iscrizione e i numeri chiusi, rilanciare un sistema nazionale abrogando la legge Gelmini, introducendo il ruolo unico della docenza e cancellando le politiche competitive dell’autonomia. La Cgil deve mobilitarsi per l'abolizione dell’alternanza scuola-lavoro. Non è accettabile che studenti e studentesse siano utilizzati come manodopera per le aziende private, esposti al rischio della vita, come dimostra la recente cronaca. Non è accettabile che vengano negate ore di apprendimento, per formarli nelle aziende, fin da giovani, alla subordinazione al padrone. La scuola pubblica non deve insegnare un mestiere, ma formare cittadine e cittadini, capaci di pensare criticamente e di maturare la curiosità intellettuale, la creatività, l'accoglienza e la valorizzazione delle differenze.”
Di seguito le date delle assemblee: